Com’è la qualità del mangime dei nostri animali? Quanto c’è di vero nelle scintillanti promesse dei brand del settore?
La qualità del mangime che finisce nelle ciotole di cibo di mao e bao è una spinosa questione al centro di numerosi dibattiti tra case produttrici, veterinari e padroncini attenti alla salute del proprio quadrupede.
Una ricerca condotta dall’Università di Nottingham ha verificato che 17 brand di cibo per animali domestici presenti nei supermeracati inglesi, contengono DNA di pollo, manzo e maiale, ma nessuna delle confezioni analizzate riporta questi ingredienti nell’etichetta e addirittura in 14 dei 17 prodotti è stata rilevata la presenza di specie animali non identificate.
Inoltre, 7 prodotti che riportavano in etichetta la scritta “con carne di manzo” avevano carne di mucca tra il 14% e il 56%.
Solo due contenevano carne di mucca oltre il 50% rispetto a quella di maiale e pollo. Dei restanti 5 campioni, tre contenevano addirittura più maiale che mucca.
Quali parti di altri animali vengono utilizzati invece per la produzione di mangimi? Frattaglie, cartilagini, ossa, cervello, feci e mammelle.Il materiale viene ridotto in poltiglia riscaldata a una temperatura compresa tra i 100-130 gradi per abbattere virus e batteri e amalgamare i grassi.
A quel punto il prodotto può essere scremato, confezionato e rinominato. Molto di questo materiale viene chiamato “pasto di carne e ossa” e può essere utilizzato per l’alimentazione animale o come fertilizzante.
L’aggiunta di appetizzanti è poi un’altra questione dolente: nelle miscele destinate ai nostri amici a quattro zampe sono spesso presenti sostanze impiegate in miscele e premiscele per rendere più gradevole il cibo per animali, costituite principalmente da grassi e sale.
Il Parlamento Europeo ha approvato in data 5 novembre 2002 un regolamento che prevede l’esenzione dall’obbligo di etichettatura per ogni singolo additivo contenuto in miscele e premiscele contenenti aromi e sostanze appetizzanti.
Una concessione che agevola di fatto le aziende -altrimenti vittime di un calo di acquisti- a scapito dell’animale che a ogni pasto ingerisce una quantità indefinita di additivi e del padrone che vorrebbe poter scegliere in maniera più consapevole.
S.