L’industria tessile ha un notevole impatto ambientale. Alcuni capi sono rischiosi per la salute, anche per quella dei bambini.
Si stima che ogni anno vengano prodotti tra gli 80 e i 100 miliardi di nuovi capi, circa 14 per ogni persona sulla Terra, i quali, per la maggior parte, sono destinati a cicli di vita sempre più brevi. E così, nell’Unione Europea, secondo i dati dalla Commissione, vengono generati 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti in abbigliamento e calzature all’anno, pari a 12 kg per ogni cittadino.
Fonte Sole24Ore
Il 25% dei capi di abbigliamento prodotti in tutto il mondo rimane invenduto e meno dell’1% dei vecchi abiti viene usato per produrre nuovi vestiti.
Fonte Greenpeace
Perché l’abbigliamento inquina?
In base ai dati diffusi dall’Agenzia Europea per l’ambiente (AEA), nel 2020, il consumo medio di prodotti tessili a persona ha richiesto:
- 400 mq di terreno
- 9 metri cubi d’acqua
- 391 kg di materie prime
- Ha causato un’impronta di carbonio di circa 270Kg
Solo l’1% degli abiti usati vengono riciclati in capi nuovi
Ammontano a 109 milioni le tonnellate di rifiuti tessili (erano 58 nel 2000) e si prevede una crescita esponenziale fino al 2030 quando i milioni di tonnellate potrebbero essere 145.
Ultra fast-fashion, anche i bambini indossano sostanze tossiche
Un’indagine del 2021, condotta da CBC Marketplace, ha rivelato la presenza di piombo, Pfas e ftalati in alcuni prodotti Shein. Una giacca per bambini esaminata conteneva quasi 20 volte la quantità di piombo considerata sicura da Health Canada, si legge in un’inchiesta de Il Corriere della Sera
Un’indagine di Greanpeace Germania del 2022 ha rilevato invece:
Su 47 prodotti SHEIN acquistati in Italia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera, il 15% hanno fatto registrare, nelle analisi di laboratorio, quantità di sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee. In altri quindici prodotti (32%) le concentrazioni di queste sostanze si sono attestate a livelli preoccupanti, a dimostrazione del disinteresse di SHEIN nei confronti dei rischi ambientali e per la salute umana.
Fonte Greenpeace
Meno capi più qualità, ma anche usato. Senza storcere il naso
La prima regola per rendere sostenibile il nostro guardaroba è comprare meno capi, ma di migliore qualità e fattura.
I capi che ti hanno stancato possono trovare nuova vita con il cucito creativo o essere riadattati da un sarto e se non hai voglia di “perdere tempo” puoi sfruttare le sempre più numerose app di vendita e scambio di vestiti usati.
L’acquisto di vestiti usati a qualcuno fa storcere il naso. Una mia amica una volta ha risposto così sull’argomento: “Mi disgusta l’idea di indossare qualcosa che sia stato di altri“.
Eppure, a pensarci bene, un capo già indossato (tenuto correttamente) è stato lavato diverse volte, quindi si presume abbia perso gran parte dei coloranti e delle sostanze chimiche presenti nel tessuto. Forse dovrebbe ‘disgustare’ più l’idea di indossare capi nuovi prodotti da operai che lavorano 17 ore al giorno per 4 centesimi al capo, in condizioni igienico sanitarie molto discutibili.
I materiali amici dell’ambiente
In termini ecologici sono accettabili anche le fibre artificiali riciclate.
I tessuti meno inquinanti sono sicuramente le fibre naturali vegetali o animali, ma in termini ambientali, anche in questo caso bisogna fare attenzione: sfruttamento delle terre arabili, delle risorse idriche, uso di pesticidi che restano nella fibra per tutto il ciclo di vita e inquinamento sociale dovuto allo sfruttamento della mano d’opera possono rendere una fibra naturale per nulla sostenibile.
Materiali naturali vs materiali organici e naturali
È quindi opportuno distinguere fibre tessili naturali e fibre tessili organiche e naturali.
A queste ultime appartengono il cotone organico, lino organico, canapa organica, lana organica, cachemire organico e seta organica.
Per essere certificati come tali devono riportare in etichetta la Certificazione di origine Biologica, come ad esempio GOTS, Global Organic Textile Standard. Questa certificazione garantisce che la fibra tessile è stata realizzata con parametri tecnici di qualità, condizioni di lavoro adeguate e materie prime certificate come biologiche.
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