Il surimi, un cibo dall’aspetto esotico e dal sapore gradevole, perfetto per la preparazione di insalate estive o gustosi piatti freddi, ma cosa mangiamo davvero quando portiamo in tavola il surimi?
Foto credit: “Surimi – bâtonnet et miettes” di Frrrrred – Opera propria.
I cilindretti arancioni all’esterno e bianchi all’interno, sono composti a base di pesce consumati da alcuni secoli in Giappone e diffusi in tutto il mondo grazie alle moderne tecniche di produzione e conservazione industriale.
Secondo quanto riportato dal Centro Studi per la Sicurezza alimentare del Lazio, nella composizione si trovano varietà di pesci quali i nemipteri, il suri, lo sgombro di Atka e specie di carpa asiatica.Difficile individuare le specie utilizzate per la produzione di surimi, anche perché il composto è spesso ottenuto da avanzi di lavorazione o ritagli industriali che durante il processo produttivo vengono tritati (surimi in giapponese vuol dire appunto “pesce tritato”), pressati e addizionati con sostanze varie, per la maggior parte additivi.
Lo stesso sapore di granchio è pura illusione olfattiva dovuta ad aromi artificiali.Al fine di migliorare la conservazione del prodotto, prima del congelamento vengono aggiunti sale, zuccheri e polifosfati, accusati di essere dannosi per le ossa, se assunti in grande quantità.
Oltre alla fecola di patate, per migliorarne la conservazione a basse temperatura, l’albume d’uovo, per ottenere tonalità più chiare o un aspetto più lucido, i grassi vegetali e come detto, gli aromi artificiali di granchio o di aragosta.
Immancabili gli esaltatori di sapidità tra i quali il glutammato monosodico (E653), uno degli ingredienti più studiati in campo alimentare i cui effetti sulla salute restano ancora incerti.
Tra gli oli vegetali che potrebbero essere impiegati per la produzione del surimi vi sono prodotti di scarsa qualità come l’olio di colza e l’olio di palma.
La preparazione viene ottenuta tramite profonde manipolazioni e il prodotto subisce numerosi lavaggi che lo portano ad essere povero di vitamine e di sali minerali.Nel prodotto finito è dunque presente una quantità di pesce molto bassa, tra il 30 e il 40% , costituita per la maggior parte da scarti alimentari industriali.
Considerato che il restante 70-60% del composto è costituito da additivi e conservanti e che le preparazioni di surimi costano dai 13 ai 15 €/kg, a conti fatti, converrebbe forse acquistare -allo stesso prezzo- una quantità di pesce fresco o surgelato a beneficio della nostra sicurezza alimentare.
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