Piccolissime e dannose, le microplastiche sono ormai quasi ovunque: negli oceani, nel terreno e persino dentro il nostro corpo. Ecco quello che c’è da sapere.
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono l’esito della frantumazione della plastica, hanno dimensioni assai ridotte che vanno da qualche millimetro ad un nanometro.
Non possono essere riassorbite in modo naturale dall’ambiente, quindi tendono ad accumularsi.
Inquinano mari e oceani, penetrano nel terreno, nelle falde acquifere e addirittura nel nostro organismo attraverso quello che mangiamo o beviamo.
Come veniamo a contatto con le microplastiche?
51 miliardi di frammenti di plastica, 500 volte più numerose delle stelle nella nostra galassia: ecco la quantità di microplastiche presenti nei mari e negli oceani della Terra.
I pesci e gli altri animali marini mangiano questi frammenti nocivi. Da lì al nostro stomaco il passo è davvero breve.
Le particelle di plastica sono state rinvenute nella placenta e nelle feci umane.
D’altra parte però le microplastiche sono ormai così numerose e onnipresenti che non occorre che il cibo venga dal mare perché sia contaminato: anche l’acqua del rubinetto è stata analizzata, così come il miele, la birra e altri alimenti e tutti contenevano microplastiche.
Come si diffondono le microplastiche?
La diffusione delle microplastiche avviene attraverso le azioni quotidiane (microplastiche primarie) o dalla degradazione di oggetti di plastica come bottiglie, buste, reti da pesca, etc… (microplastiche secondarie).
Azioni quotidiane:
- il 35% proviene dal lavaggio di capi sintetici in lavatrice
- il 28% dall’abrasione dei pneumatici sull’asfalto
- il 2% dalle componenti plastiche dei prodotti per la bellezza (scrubs, cosmetici, detergenti).
Nel complesso le microplastiche primarie rappresentano dal 15 al 31% delle microplastiche presenti nell’oceano.
Le microplastiche secondarie rappresentano il 68-81% delle microplastiche presenti negli oceani.
Microplastiche: danni sull’uomo e sull’ambiente
Gli oceani sono i più afflitti dal flagello delle microplastiche: secondo una relazione ONU del 2017, vi sarebbero più di 51.000 miliardi di frammenti di plastica nei mari di tutto il globo. La presenza di queste particelle si ripercuote negativamente sulla fauna marina.
Non solo, poiché molto leggere, vengono anche facilmente trasportate dal vento. Ne sono stati trovati campioni abbondanti anche in alta montagna.
Una volta immesse nell’ambiente non è possibile recuperarle.
Come ridurre le microplastiche?
Se la maggior parte delle microplastiche primarie scaturisce dalle nostre azioni quotidiane, potremmo provare a ridurle con pochi semplici gesti. Eccone alcuni:
- Ridurre l’acquisto di prodotti confezionati e bottiglie di plastica
- Lavare i capi sintetici con meno frequenza, usando detersivi liquidi, bassa temperatura e giri di centrifuga minori. Ne guadagnerà anche il portafogli
- Utilizzare detersivi sfusi
- Preferire fibre naturali (come il cotone) alle fibre sintetiche fa bene all’ambiente e alla nostra pelle
- Evitare make-up contenete polimeri
- Conservare i contenitori di vetro
Fonti:
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